GLI INNAMORATI Peppe Fiore





Aprire un libro di un autore che si legge per la prima volta. Essere entusiasti dopo le prime quaranta pagine. Leggerlo tutto in un giorno e mezzo, totalmente presi dalla storia, o forse soprattutto dalla scrittura.

Questo è quello che è successo col romanzo di Peppe Fiore. Ed è forse qualcosa che è affine allo scegliersi, in amore. 

Non so cosa succeda, esattamente. Parlando di autori italiani, mi era già successo con Marco Missiroli e Davide Longo; è la consapevolezza che quelle quaranta pagine non sono infatuazione, non è attrazione fisica, ma quello che con ogni probabilità diventerà l'amore della tua vita ( o uno degli amori, ad essere sinceri). Parlando di libri, è la sensazione esatta di aver trovato quello che fa al caso tuo, come quel vestito che porterai in continuazione pur avendo l'armadio pieno o la canzone che ascolterai in loop perché è, semplicemente, quella giusta. 

Gli Innamorati è stato questo, per me. Con una Roma presente in ogni riga, a tratti ingombrante ma così affascinante, a tratti destabilizzante ma alla fine sempre protettiva, con la sua luce e la bellezza tutto intorno. Quella città che ha significato tanto per me, in cui non torno da vent'anni, principalmente per paura che non accada il miracolo come nel 2003. Ma è pur vero che ai miracoli, forse, serve una spintarella.

E poi un po' di mare, "come una promessa di felicità. Niente di straordinario, un po' di felicità in dosi omeopatiche, come tutti."

Amato dall'inizio alla fine. 


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